L’intervento di Mario Draghi alla Conferenza di alto livello, organizzata dalla Commissione europea, intitolata “Un anno dopo il rapporto Draghi: cosa è stato realizzato, cosa è cambiato”, il 16 settembre 2025 a Bruxelles, contiene molte sollecitazioni a cui Connect-Italia guarda con interesse. L’ex presidente della Bce sottolinea che l’Unione Europea si trova in una fase critica: il modello di crescita tradizionale è in crisi, le dipendenze strategiche da Stati Uniti e Cina limitano la sua autonomia, e gli investimenti richiesti per difesa, energia e innovazione sono in forte aumento. In questo quadro, le nuove tecnologie rappresentano il nodo centrale per recuperare competitività e sovranità.
Draghi individua tre ambiti chiave. Il primo consiste nel colmare il divario tecnologico. L’Ue è in ritardo nell’intelligenza artificiale rispetto a Usa e Cina: nel 2024 gli Usa hanno sviluppato 40 grandi modelli di base, la Cina 15, l’Europa solo 3. Sono in corso progetti promettenti (gigafabbriche di IA, riforma delle telecomunicazioni, investimenti industriali), ma la diffusione resta frammentata. Draghi propone un “28° regime” per consentire alle imprese innovative di operare senza barriere tra i 27 Stati membri, più fondi concentrati in centri di eccellenza, un approccio DARPA alla ricerca e grandi iniziative di deep tech su scala europea.
Quanto alla regolamentazione del mercato unico, per Draghi serve una semplificazione e armonizzazione più profonda. L’AI Act deve evitare rigidità: Draghi propone di sospendere la fase relativa ai sistemi “ad alto rischio” finché non se ne comprendano meglio gli effetti. Richiama la necessità di trasformare i punti di forza industriali europei (automazione, manifattura) in soluzioni proprietarie di IA verticale.
In terzo luogo viene sottolineato il legame fra energia e digitalizzazione. L’IA e i data center richiederanno molta più energia, ma i prezzi europei restano doppi rispetto a quelli americani. Senza una strategia energetica allineata alla politica digitale, la transizione high-tech rischia di fermarsi. Per questo Draghi propone più investimenti nelle reti, interconnessioni, nucleare e rinnovabili, oltre ad acquisti collettivi di gas e contratti di lungo periodo per abbassare i costi.
Infine, l’ex presidente del Consiglio richiama la necessità di strumenti più incisivi: coordinamento europeo degli aiuti di Stato, appalti pubblici strategici, maggiore consolidamento industriale nei settori high-tech e difesa. Solo un’azione rapida, integrata e federale permetterà all’Europa di restare rilevante nello scenario globale.