Aree interne: dal declino alla speranza

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Dati, tendenze e prospettive delle aree interne italiane in un recente articolo del prof. Giuseppe Pignataro su Secondo Welfare, meritano una attenta considerazione.

L’articolo analizza le profonde disuguaglianze territoriali italiane, con particolare attenzione alle aree interne, colpite da spopolamento e povertà educativa. I dati mostrano un calo demografico fino al 25% nei comuni più isolati e gravi carenze di servizi scolastici e per l’infanzia, che alimentano un circolo vizioso: meno bambini → meno scuole → meno famiglie. In molte province interne (es. Oristano, Nuoro, Isernia) l’offerta educativa è molto scarsa, contribuendo alla marginalizzazione di interi territori.

Nonostante ciò, alcune comunità reagiscono creando imprese di comunità, cooperative nate dal basso per supplire all’assenza di servizi e generare nuove opportunità economiche e sociali. Attive soprattutto nel turismo, nel welfare, nell’agricoltura e nella tutela del territorio, queste realtà coinvolgono direttamente i cittadini e si diffondono soprattutto nei contesti più fragili: nel 2023 se ne contavano 243 in Italia, con punte in Toscana e Abruzzo.

Le motivazioni principali sono due: offrire lavoro e garantire servizi essenziali, ma anche valorizzare risorse locali e riqualificare spazi abbandonati. Queste esperienze dimostrano che le disuguaglianze territoriali non sono irreversibili: con il sostegno di politiche pubbliche, l’attivazione civica può ridare futuro a territori destinati al declino.

Colmare i divari richiede una collaborazione tra Stato e comunità locali. L’uguaglianza di opportunità, in un Paese spaccato in due, passa da una maggiore connessione innanzitutto delle relazioni umane, dall’integrazione tra servizi pubblici, innovazione sociale e partecipazione dal basso.