Il Consiglio Direttivo di Connect-Italia, nella seduta del 21 luglio 2025, ha approvato all’unanimità il presente dossier critico sul Piano Strategico Nazionale per le Aree Interne 2021–2027.
Il documento, elaborato dal gruppo di lavoro dell’Associazione, propone una lettura attenta e rigorosa del nuovo PSNAI, recentemente approvato dalla Cabina di Regia governativa. A fronte di una svolta profonda e controversa nella visione della coesione territoriale, Connect-Italia solleva una serie di questioni costituzionali, politiche e culturali di primo piano.
Il passaggio in cui si ipotizza l’accompagnamento alla decadenza di intere porzioni del Paese – ritenute ormai “irrimediabilmente in declino” – rappresenta, a nostro avviso, un’inaccettabile cesura rispetto ai principi fondativi della Repubblica e ai valori della coesione europea.
Con questo contributo, Connect-Italia intende aprire un confronto pubblico, plurale e costruttivo su quale visione di futuro l’Italia intenda riservare ai suoi territori più fragili. Perché nessuna area è troppo interna per essere dimenticata, e nessuna comunità può essere considerata fuori dal perimetro della democrazia.
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Di seguito si riporta il testo integrale.
Aree interne: dal rilancio al disimpegno?
Una lettura critica del nuovo Piano Strategico Nazionale per le Aree Interne
1. Premessa. Un cambio di paradigma che interroga la coscienza pubblica
Il Piano Strategico Nazionale per le Aree Interne (PSNAI) 2021–2027, approvato ad aprile 2025, introduce un mutamento sostanziale nella visione della coesione territoriale in Italia. Ad oltre un decennio dall’avvio della Strategia Nazionale Aree Interne (SNAI), il nuovo piano segna una rottura profonda: alcune aree vengono dichiarate irrimediabilmente “in declino”, e nei loro confronti si propone un accompagnamento alla decadenza, piuttosto che un investimento in resilienza.
Questa scelta non è neutrale: traduce in atto pubblico un’idea di sviluppo che rinuncia alla speranza e al principio costituzionale di uguaglianza sostanziale.
Connect Italia, da sempre impegnata nel promuovere modelli sostenibili e inclusivi, propone questo dossier per approfondire criticamente il significato politico e culturale di questa svolta.
2. Il piano e il passaggio contestato: dalla resilienza all’abbandono
Il PSNAI 2021–2027, pubblicato ufficialmente a marzo 2025 e approvato dalla Cabina di Regia il 9 aprile, si articola su tre direttrici:
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miglioramento dei servizi essenziali (scuola, sanità, mobilità);
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rilancio economico sostenibile dei territori;
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rafforzamento della governance multilivello.
 
Tuttavia, a pagina 45, nel capitolo dedicato alla demografia e alla coesione sociale, si legge:
“In alcune aree del Paese, la tendenza demografica allo spopolamento è ormai strutturale e irreversibile. Per queste aree non è realistico prevedere inversioni di tendenza. Ne va accompagnata la decadenza.”
Questa frase rappresenta una rottura culturale e politica rispetto a tutti i documenti strategici precedenti. Essa cristallizza l’idea che una parte del territorio nazionale sia destinata a non avere più futuro.
3. Una visione contro la Costituzione, la coesione e l’equità
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Violazione del principio di uguaglianza sostanziale
 
L’art. 3 della Costituzione impegna la Repubblica a rimuovere gli ostacoli che limitano di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini. Abbandonare un territorio equivale a negare diritti fondamentali: alla salute, all’istruzione, alla mobilità, alla cittadinanza attiva.
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Contraddizione con la coesione territoriale europea
 
La politica di coesione dell’UE 2021–2027 stabilisce come obiettivo chiave la “promozione della coesione economica, sociale e territoriale, e la riduzione delle disparità regionali”. L’Italia rischia ora di rompere il patto territoriale europeo.
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Ritiro dello Stato come soggetto di garanzia
 
Affermare che certe aree “non sono più recuperabili” istituzionalizza un abbandono programmato, delegittimando ogni strategia di rigenerazione e disincentivando l’impegno delle comunità.
4. La realtà dei numeri: lo spopolamento è un fatto, non un destino
Dati demografici (fonte: ISTAT, maggio 2025)
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Oltre 4.000 comuni italiani (più della metà) presentano trend di decrescita demografica costante.
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Il 60% delle aree montane italiane ha perso tra il 10% e il 30% della popolazione tra il 2001 e il 2021.
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Nelle aree interne vivono oggi quasi 10 milioni di persone, il 16% della popolazione italiana.
 
Ma la tendenza non è irreversibile
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Dove sono stati attivati interventi mirati (es. Valle del Serchio, Alto Sangro, Appennino Reggiano), si registrano segnali di ripresa economica, rientro di giovani e innovazione sociale.
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L’indice di vitalità sociale (fonte: ASviS 2024) cresce più nelle aree interne con forti investimenti integrati che nei centri urbani deprivati.
 
5. Le reazioni: un fronte ampio e trasversale
La pubblicazione del PSNAI ha generato un’ondata di prese di posizione:
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UNCEM ha scritto al governo e chiede il ritiro del passaggio incriminato, definito “devastante per la montagna italiana”.
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Regioni (Toscana, Emilia-Romagna, Piemonte) hanno annunciato mozioni per la revisione del piano.
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Partiti locali e nazionali, come il PD, parlano di “eutanasia delle comunità”.
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Sindaci e amministratori locali denunciano un tradimento istituzionale.
 
6. L’Europa insegna: altri Paesi investono, non abbandonano
Francia
La Mission Ruralités ha finanziato con oltre 3 miliardi di euro lo sviluppo di servizi digitali, poli scolastici e assistenza diffusa nelle zone a bassa densità.
Germania
Attraverso il principio di Gleichwertigkeit der Lebensverhältnisse (pari condizioni di vita), si è rafforzata la redistribuzione equa delle risorse pubbliche tra regioni.
Spagna
Con l’Agenda España Vaciada, si è rilanciato un piano nazionale contro lo spopolamento attraverso incentivi fiscali, insediamenti produttivi e co-housing rurale.
L’Italia, invece, col PSNAI 2021–2027 rischia di diventare l’unico Paese europeo a dichiarare “perdenti” alcune sue aree.
7. Le proposte di Connect Italia: un piano per la speranza
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Ritirare o riscrivere il paragrafo incriminato, in coerenza con la Costituzione e le politiche di coesione.
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Introdurre una “garanzia di presidio”: scuola, salute, mobilità e connessione digitale come diritti minimi garantiti.
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Coinvolgere le comunità attraverso processi di coprogettazione civica, come previsto dal Codice del Terzo Settore.
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Investire nei giovani e nei talenti: incubatori rurali, borse per rientro, coworking in borghi fragili.
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Sperimentare modelli di economia comunitaria, con fondi dedicati, in sinergia tra pubblico, ETS e imprese.
 
8. Conclusione: scegliere tra declino e democrazia
Il PSNAI 2021–2027, così com’è, rischia di essere il primo atto ufficiale in cui uno Stato europeo legittima l’abbandono programmato di una parte del proprio territorio. Non è una questione tecnica, ma una scelta di civiltà democratica.
Connect Italia si oppone a questa visione e propone un rilancio radicale delle politiche per le aree interne. Perché nessun luogo è troppo marginale per non avere diritto a futuro.
Fonti principali
– ISTAT (Rapporto demografico 2024 e maggio 2025)
– Dipartimento Politiche di Coesione – PSNAI 2021–2027
– UNCEM – Comunicato stampa 2 luglio 2025
– ASviS – Rapporto territoriale 2024
– Altreconomia – “Lo spopolamento non è inevitabile” (giugno 2025)
– Eurostat – Territorial Cohesion Policy 2021–2027